La risposta è univoca: sì. Anzi. In America è lo sport più praticato proprio dalle donne. E dall’altra parte del mondo, qualcosa a livello di sport, ci capiscono.
É lo sport più praticato dalle donne anche se le alternative non mancano. Perché oltre al calcio ci sono basketball, volleyball e baseball per citarni alcuni.
Non solo. Dall’istituzione dei mondiali di calcio femminile – la prima edizione si è svolta nel 1991- la nazionale USA è riuscita a stabilire un record assoluto conquistando 4 delle 8 edizioni fin qui disputate.
E in Italia? Ecco la situazione è un po’ diversa.
Sfatiamo i preconcetti
L’arretratezza del calcio femminile in Italia è dovuta a molti fattori che, nel corso degli anni, ne hanno inibito la crescita e lo sviluppo. Qualcosa è cambiato recentemente con l’ingresso dei club più blasonati della Serie A maschile e una maggiore visibilità in TV.
Troppo spesso le donne, o le bambine, che vogliono iniziare a giocare a questo sport fanno i conti con barriere all’ingresso difficili da superare. Le più ostiche sono i preconcetti di una società che, da sempre, considera questo sport un’esclusiva tutta al maschile. Non è così. Anzi. Non deve essere così.
“Se giochi a calcio ti vengono le gambe grandi”
Spesso sono proprio i genitori che impediscono alle ragazze di iniziare a tirare calci ad un pallone. Lo fanno perchè, appunto, il calcio nel 2021 è visto ancora come uno sport da maschi. Come se rincorrere una sfera che rotola su un prato all’aria aperta con altri bambini possa causare qualche strana mutazione.
E no, giocare a calcio non fa assolutamente venire le gambe grandi, nemmeno alle donne. Quello dipende dal proprio DNA e dal Somatotipo di ognuno di noi.
Uno sport che fa bene
Insomma, giocare a calcio fa bene al corpo e in più è anche divertente!
Perchè, se ben insegnato, permette al bambino e alle bambine di sviluppare una serie di capacità coordinative che lo renderanno in grado di compiere gesti sempre più complessi: combinare più tipologie di movimenti insieme, dosare la forza, correggere la gestualità in al cambio improvviso del contesto. E lo farà interagendo con compagni ed avversari restando sempre all’interno di un contesto di gioco e divertimento.
Man mano che ci si sposta verso l’età più competitiva, vengono sviluppati anche gli aspetti più fisico-atletici: resistenza, velocità e forza.
Rispetto al passato i ritmi sono più alti: nonostante il calcio resti uno sport in cui la maggior parte delle corse sono a bassa intensità, non mancano picchi di sforzi ad alta intensità. Nel primo caso lo sforzo è soprattutto di natura aerobica; nel secondo vengono maggiormente sollecitati i meccanismi anaerobico alattacido e anaerobico lattacido. Con l’evoluzione del modello prestativo, anche gli allenamenti che vengono svolti oggi sono molto diversi dal passato e l’uso della tecnologia (GPS, analisi dei dati) è sempre più utilizzato.
Come ci si allena oggi?
Le scuole di pensiero sono diverse. C’è chi preferisce utilizzare esercitazioni in cui il pallone sia sempre protagonista, e quelli che tengono separati il lavoro a secco da quello con la palla. C’è chi compie lunghi tratti di corsa a bassa velocità per allenare la resistenza e chi preferisce utilizzare lavori di tipo intermittente.
Fondamentale però è capire l’età dei ragazzi e delle ragazze che stiamo allenando. Perchè un bambino e una bambina che si approcciano al gioco per le prime volte hanno esigenze diverse rispetto ad un adolescente.
La componente imprescindibile, che non dovrebbe mai mancare in nessuna seduta di allenamento di qualsiasi categoria, è il Gioco e la sua complessità: un contesto che evolve rapidamente e in cui nascono e si modificano dinamiche di gruppo in relazione ai comportamenti attuati dagli avversari, in cui il calciatore e la calciatrice prendono decisioni in continuazione.
Allenare il calciatore o la calciatrice al problem solving, con il bagaglio di conoscenze tecnico-tattiche in suo possesso, diventa perciò fondamentale.
Facciamo esempio: ho un gruppo di bambini e bambine alle prime armi a cui faccio fare una serie di passaggi frontali, senza avversari per 10-15 minuti. Poi una serie di slalom attraverso dei coni per altri 10-15 minuti. Ovviamente con entrambi i piedi. É questo il contesto che si troveranno ad affrontare in gara, decidendo quale strategia attuare per riuscire a fare gol?
L’allenamento analitico (quello in cui un gesto viene ripetuto centinaia di volte finchè non diviene pressoché perfetto) non può più prescindere da quello globale (in cui il gesto che ho imparato viene svolto in situazione). Il giusto mix tra i due migliora l’abilità del calciatore e della calciatrice e la loro capacità di scegliere cosa utilizzare e quando farlo.
Correre dietro ad un pallone aiuta a mantenersi in forma divertendosi. Perché permette di allenare il sistema cardiovascolare – alternando fasi di lavoro aerobico e anaerobico – giocando, passando del tempo in compagnia di amici e amiche. Non solo. Migliora la capacità di problem solving e quella di lavorare in team per aggiungere un obiettivo. Il tutto stando sempre all’aria aperta!
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